Cancro: la prevenzione è soprattutto a tavola
Cancro: la prevenzione è soprattutto a tavola

Cancro: la prevenzione è soprattutto a tavola

Il 4 febbraio, è la giornata mondiale del cancro. Per questo ho pensato di parlare dell’impatto che una sana alimentazione può avere anche sulla prevenzione del cancro.

In generale gli studi epidemiologici hanno dimostrato che un’alimentazione ricca di grassi e proteine animali favorisce la comparsa della malattia, mentre la preferenza per gli alimenti ricchi di fibre, vitamine e oligoelementi, come cereali integrali, legumi e verdure, sembra avere un effetto protettivo.

Verdure sempre, frutta meno spesso

Insalata di radicchio, arancia, finocchio e noci, depurativa e antiossidante

Per questo occorre portare a tavola almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno.

E’ importante privilegiare la scelta di cereali e derivati ( pane, pasta) integrali e

di abbinarli spesso ai legumi. Il buon piatto della tradizione italiana, la pasta con fagioli, è un’ottima fonte proteica vegetale, alternativa alle proteine animali e povera di grassi.

Anche la soia e i suoi derivati (farine, tofu, miso, latte) sono protettivi verso i tumori. La presenza di isoflavoni, sostanze che assomigliano agli estrogeni, ne prendono il posto sui recettori delle cellule, con il risultato di ridurre il rischio di tumore al seno nella donna e alla prostata nell’uomo.

Secondo uno studio della Harvard Medical School di Boston (USA), ogni 5 gr in più di fibre – in particolare le fibre dei cereali integrali – al giorno corrisponderebbe il 22% di probabilità in meno di morire di tumore al colon-retto e del 16% di altre patologie.

Nella frutta e nella verdura, oltre alle fibre, troviamo anche vitamine  e altre componenti dal potere antiossidante, come la vitamina C e la vitamina E, i folati, i carotenoidi, il selenio e lo zinco, capaci di neutralizzare i radicali liberi dannosi per l’organismo. Ricorda però che non devi esagerare con la frutta, contiene fruttosio. Una dieta ricca di zuccheri, favorisce l’infiammazione.

Pesce, un bene prezioso

Non dimentichiamo il forte potere antinfiammatorio degli omega-3, di cui è ricco il pesce, soprattutto il pesce azzurro e il salmone, ma anche i semi di lino, l’olio di canapa, le noci, etc. Meglio consumare una porzione in più di pesce e di legumi, rispetto alla carne, che non dovrebbe essere consumata più di due-tre volte la settimana.

Meglio frutta e verdura o gli integratori?

I risultati sugli effetti degli integratori hanno deluso chi sperava di sopperire con una pillola un’alimentazione sana: non solo l’effetto non è altrettanto benefico, ma in molti casi si è rivelato controproducente, aumentando, invece di diminuire, il rischio di sviluppare alcuni tumori.

I meccanismi d’azione non sono ancora noti ma sembra che solo gli alimenti possano veicolare i nutrienti, espletandone l’effetto positivo.

Per questo è importante puntare su un’alimentazione fresca e variata piuttosto che sull’acquisto di integratori.

Cibi da ridurre

E’ ormai noto a tutti che da evitare sono soprattutto le carni rosse e grasse (manzo, maiale e agnello) e quelle lavorate a livello industriale, oltre a quelle conservate nel sale come i salumi. Il consumo frequente di carni rosse mette a rischio soprattutto l’intestino, ma possono compromettere anche altri distretti come, ad esempio, la vescica o lo stomaco.

Anche la presenza di specifiche sostanze nel cibo favoriscono lo sviluppo della malattia. Vediamo alcuni esempi:

  • nitriti e i nitrati, utilizzati per la conservazione dei salumi, sono associati al tumore dello stomaco. In Italia, infatti, questa malattia è più diffusa nelle regioni in cui il consumo di questi prodotti è maggiore;
  • le aflatossine delle muffe che liberano tossine. I cereali sono i vegetali più colpiti e il mais è in assoluto quello maggiormente soggetto alla contaminazione. Anche i legumi, le arachidi, le noci, le mandorle, il cacao e gli altri semi possono contenere aflatossine, così come le spezie e i prodotti derivati da materie prime contaminate (oli vegetali, farine, birre, ecc.) e mal conservati. In alcuni Paesi in via di sviluppo le aflatossine sono responsabili di una quota rilevante di tumori del fegato.

Non dimentichiamo che, in generale, tutti gli alimenti processati sono da evitare. Basterebbe seguire il “Principio della semplicità”, mangiando alimenti di base (cereali, carne, pesce, uova, verdure, frutta) non elaborati, precotti, confezionati e a lunga conservazione. Per esempio, meglio mangiare una mela che una purea industriale, meglio uno yogurt bianco naturale che uno dolcificato, meglio le verdure fresche che precotte e/o surgelate, etc.

Qualità ma anche quantità

Molte sono le ricerche sul legame tra il cancro e l’obesità , tanto che gli esperti dell’International Agency for Research on Cancer (IARC) ritengono che dall’eccesso di peso, conseguenza di un’alimentazione sbilanciata e dalla scarsa attività fisica, possa dipendere dal 25 al 30 per cento di alcuni dei tumori più comuni, come quelli del colon e del seno.

Obesità e cancro

Il sovrappeso e l’obesità, oltre ad essere stati associati al tumore al colon, si è visto aumentare la probabilità, rispetto a chi ha un peso normale, di ammalarsi al rene e all’esofago. Le donne, dopo la menopausa, hanno un rischio aumentato al seno e alla superficie interna dell’utero, l’endometrio.

Studi recenti suggeriscono che l’obesità potrebbe quadruplicare il rischio di sviluppare un cancro al fegato e che al peso del paziente può corrispondere la dimensione del tumore alla prostata e la sua aggressività. Infine sono stati segnalati legami anche con il tumore al pancreas, alle ovaie, alla colecisti.

Talvolta la taglia non incide solo sul rischio di ammalarsi, ma anche sull’andamento della malattia stessa. Al contrario, una riduzione del peso corporeo anche solo del 5-10 per cento e un incremento dell’attività fisica possono produrre effetti positivi.

Mantenersi nell’intervallo del normopeso può essere uno dei migliori comportamenti in grado di prevenire il cancro.

Fonte AIRC

 

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olio oliva farmaco
Curarsi col cibo: l’olio d’oliva è un farmaco

Le virtù curative dell’olio d’oliva sono note da secoli: già nel 400 a.C. il padre della medicina Ippocrate lo definiva «la medicina migliore» e più volte nelle opere di Omero viene descritto come «il liquido d’oro».

E’ ormai da tempo che si vantano le proprietà nutrizionali dell’olio d’oliva e sempre più solide sono le evidenze scientifiche di efficacia clinica dell’olio EVO (extravergine di oliva) nella prevenzione di malattie cardiovascolari, dei deficit cognitivi tipici dell’anziano, nel ridurre il rischio di diabete mellito di tipo II.  

Uno studio tutto italiano, ha individuato la capacità dell’olio extravergine d’oliva di combattere il cancro. “L’olio extravergine di oliva – spiegano gli esperti – è ricco di acido oleico, una sostanza in grado di regolare la proliferazione cellulare”.

L’assunzione quotidiana di olio extravergine d’oliva è utile a ridurre il rischio di cancro alla mammella, al colon e al seno, grazie alle notevoli proprietà anti-infiammatorie e antiproliferative.

Persino la Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che vigila sulla regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici distribuiti sul suolo americano, ha definito l’olio extravergine d’oliva un medicinale.

Ovviamente non bisogna pensare che da oggi curiamo le patologie semplicemente mangiando olio, ma possiamo affermare che questo cibo prezioso può contribuire al mantenimento del nostro stato di salute. 

Quanto olio assumere?

Secondo la FDA, è sufficiente ingerire ogni giorno 2 cucchiai/die (circa 23 grammi) di olio EVO – poco più di 200 calorie -, consumato rigorosamente a crudo ed entro 12/18 mesi dall’estrazione (secondo la legge italiana (Legge n.9/2013, art.7).

L’olio dev’essere lavorato a freddo, per garantire al nostro organismo l’assunzione di almeno 17,5 gr di acido oleico, un importante acido grasso monoinsaturo della famiglia degli omega 9, 4,5 mg di vitamina E, un noto antiossidante liposolubile, 10 mg di efficaci polifenoli, potenti modulatori dell’espressione di geni protettivi ma senza modificare la sequenza del DNA. Tali sostanze  abbondano in specifiche varietà di olivo: le pugliesi Coratina e Ogliarola, le toscane Maurino e Moraiolo, la spagnola Cornicabra e la californiana Mission.

Sembra chiaro come l’olio EVO dovrebbe costituire il condimento esclusivo di una dieta bilanciata e povera di grassi, come quella Mediterranea, al fine di ridurre l’assunzione di grassi saturi ed alzare la quota di acido oleico e di grassi polinsaturi e ottenere i benefici terapeutici menzionati.

E’ stato più volte dimostrano come la sostituzione nella dieta di alcuni acidi grassi saturi, come quelli a lunga catena (ad esempio, l’acido palmitico e l’acido miristico), con giuste dosi di  acido oleico e/o acidi grassi polinsaturi, riduce fortemente i livelli sierici di colesterolo totale e colesterolo LDL, tra le principali cause di aterosclerosi.

Come conservare l’olio?

Per non alterare il suo potenziale nutraceutico, bisogna avere particolari accortezze:

1.       Conserva l’olio a una temperatura tra i 14 e i 18 gradi. L’olio non ama né le temperature elevate né le temperature vicine o inferiori allo zero;

2.      Conserva l’olio in piccoli (massimo 500 ml) contenitori ben chiusi, puliti, di vetro (opaco o scuro), di porcellana o di acciaio inox, in luoghi freschi e lontani da contaminazioni aromatiche. La latta è un buon compromesso per brevi periodi, la plastica per alimenti, invece, non è adatta alla conservazione dell’olio.

3.      Non lasciare l’olio a contatto con l’aria e per questo non lasciarlo troppo a lungo in contenitori mezzi vuoti, anche se ermeticamente chiusi.

 

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calcoli renali
Riduci i calcoli renali in 7 mosse

La maggior parte delle persone che sviluppano calcoli renali – identificati dal termine medico “nefrolitiasi” o “litiasi renale”- hanno livelli di alcune sostanze (Sali minerali) superiore a quella che può essere disciolta nelle urine. Quando ciò accade, possono formarsi cristalli che possono crescere e diventare pietre, si formano nel tratto uriniario e che muovendosi con il flusso urinario provocano la colica. 

Sono tutti uguali?

Si distinguono cinque tipologie di calcoli renali sulla base della composizione chimica:

  1. Calcica:  il 70-80 % dei casi e sono costituiti da ossalato di calcio, fosfato di calcio o da entrambi i sali insieme.
  2. Mista: il 5-10 % dei casi e sono formati da ossalato di calcio, acido urico e fosfato di calcio.
  3. Urica: il 5-15 % dei casi e sono costituiti da acido urico e urato di calcio.
  4. Infettiva: 10-15 % dei casi e possono essere costituiti da struvite (fosfato – ammonio – magnesio), struvite e carbonato apatite o urato di ammonio, fosfato di calcio.
  5. Cistinica: l’1-2 % dei casi e sono costituiti da cistina.

Quali le cause?

Familiarità, nutrizione, stagionalità e, ovviamente, patologie metaboliche o malformazioni a carico delle vie urinarie, l’obesità.

Vediamo insieme cosa fare in questi casi.

Riduci i calcoli renali in 7 mosse

Le seguenti linee guida nutrizionali possono aiutare a ridurre la concentrazione di queste sostanze nelle urine e ridurre il rischio di formazione di calcoli.

  1. Bevi più liquidi: dovresti bere almeno 3 litri di liquidi al giorno. Questo diluisce l’urina e riduce la concentrazione di sostanze nocive che possono causare la formazione di calcoli renali. Almeno la metà del liquido che bevi ogni giorno dovrebbe essere semplice acqua.
  2. Calcio e ossalato: l’ossalato di lega al calcio nello stomaco e nell’intestino. Questo legame favorisce la formazione dei sassolini a livello renale. Bisogna, quindi, moderare il consumo di calcio in caso di calcoli di ossalato di calcio per prevenire la formazione di calcoli. Va bene consumare un paio di porzioni di latticini al giorno per assumere il calcio che ci serve, senza esagerare. Stiamo attenti anche all’acido ossalico, il cui eccesso si rivelato dannoso perché favorisce la formazione dei cristalli di ossalato di calcio. Molti alimenti contengono ossalati. Ricordiamo quelli ad alto contenuto: burro, nocciole, tè (nero e verde), caffè, succhi di frutta,  rabarbaro, crusca di frumento, cioccolato, fragole, gelatina, spinaci, lamponi neri, bietole e barbabietole, coca cola, bibite gassate in generale.
  3. Mangia meno sale/sodio: limita il sale da cucina a non più Il sale fa male o fa bene? Quanto ne posso aggiungere?di 1/4 di cucchiaino al giorno – misuralo! Cerca di evitarlo in cucina e a consumare solo occasionalmente cibi ricchi di sale/sodio come le carni in scatola, gli affettati, gli hot dog, la salsiccia, la maggior arte dei fast food, cibi pronti conditi, zuppe miste, zuppe surgelate già condite, zuppe in scatola, snack salati, cibi in scatola in generale, alimenti ricchi di sodio come sott’oli, sott’aceti, olive, salsa di soia, salse varie.
  4. Limita le proteine animale: una dieta ricca di proteine può aumentare il livello di ossalato della tua urina. Non superare i 150 gr al giorno tra carne, pesce o pollame. Una porzione grande quanto il palmo della tua mano è sufficiente.
  5. Vitamina C: la vitamina C  può essere convertita in ossalato per cui non bisogna consumare più di 500 mg di vitamina C al giorno. Questo include la vitamina C degli alimenti che mangi e di qualsiasi supplemento orale che puoi assumere. Meglio una limonata che sembra avere un effetto benefico sui calcoli acido urico e cistina in quanto ne riducono la formazione.
  6. Riduci il peso: l’obesità è un fattore che contribuisce allo sviluppo della malattia renale cronica (CKD), predisponendo alla nefropatia diabetica, alla nefrosclerosi ipertensiva e alla sclerosi glomerulare focale e segmentaria. Predispone anche all’ossalato di calcio e ai calcoli di urato, alla proteinuria. Ci sono molti meccanismi con cui l’obesità altera la fisiologia e il metabolismo renale. E’ necessario, quindi, trattare l’obesità e prevenire lo sviluppo e la progressione della CKD associata all’obesità.
  7. Benessere intestinale: di solito non assorbiamo molti ossalati dalla dieta. Ci sono molti articoli medici che illustrano che, quando l’intestino è infiammato, quando c’è una carente digestione dei grassi (steatorrea), quando siamo in presenza di intestino permeabile (leaky gut syndrome), o quando c’è diarrea prolungata e/o costipazione, gli ossalati in eccesso provenienti dal cibo vengono assorbiti dal GI e diventano pericolosi per le cellule di altre parti del corpo. Dal sangue, gli ossalati passano al resto del corpo. E’  molto importante  aiutare l’intestino  con  flora benefica  in  grado  di digerire  gli  ossalati che iniziano  a  essere  rilasciati,  proprio perchè  una  delle  vie  attraverso  la  quale  gli  ossalati  lasciano  il  corpo  è proprio l’intestino. Se ci sono microbi in grado di cibarsi di ossalati nel colon, questo facilita il processo. Ci sono probiotici in commercio che possono aiutare allo scopo.

 

E’ importante adottare uno stile di vita sano e regolare, per avere un intestino sano, un peso nella norma e ridurre così i fattori predisponenti i calcoli renali.

 

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sale
Il sale fa male o fa bene? Quanto ne posso aggiungere?

Il sale fa male o fa bene? Quanto ne posso aggiungere?

Frequentemente il nostro medico o nutrizionista piuttosto che la TV ci ricorda di limitare il consumo di sale ma, nonostante tutto, si fa fatica a seguire questo consiglio per una serie di motivi che ora scopriamo insieme.

Sale e sodio sono la stessa cosa?

In realtà non sono la stessa cosa: un 1 gr di sodio corrisponde a 2,5 gr di sale. Il sodio è presente naturalmente nel pesce, nella carne, nelle verdure, nei cereali. La maggior parte di esso lo assumiamo attraverso il sale da cucina (Cloruro di Sodio, NaCl). L’eccesso viene eliminata dai reni.

A noi serve il sodio?

Ovviamente si, è un micronutriente essenziale per noi. è un componente essenziale dei liquidi extracellulari del corpo umano. Svolge importanti funzioni come il mantenimento della pressione osmotica, la protezione del corpo dall’eccessiva perdita di liquidi, anche per il mantenimento del volume dei liquidi extracellulari e dell’equilibrio acido-base; regola l’eccitabilità muscolare e la permeabilità delle membrane cellulari.

Qual è il nostro fabbisogno?

La quantità necessaria all’uomo corrisponde più o meno ad 500-2000 mmg che corrisponde a 1,5 – 5 gr al giorno! Le correnti indicazioni alimentari raccomandano di non assumerne più di 2,4 gr di sodio al giorno. Da molti istituti questo limite è stato ulteriormente ridotto  a 1,5 gr.

In Italia, il consumo di sale è eccessivo (si supera tranquillamente anche di 10 volte il fabbisogno!!), sia da parte degli adulti che dei bambini, anche quelli che hanno iniziato da poco lo svezzamento.

Perché il sale fa male?

Un consumo eccessivo di sodio può portare a problemi come:

  • Pressione alta
  • Escrezione di potassio con le urine, aumento della pressione
  • Escrezione del calcio con le urine (osteoporosi)
  • Predisposizione al tumore allo stomaco
  •  Incapacità di gustare il cibo allo stato naturale: il palato si abitua e tende a richiederne di più

Il sale che aiuta il cuore

Il sale può essere utilizzato anche come terapia in alcune patologie. Pazienti con  scompenso cardiaco devono espellere più  acqua di quanta ne assumono, perché il cuore, che è una pompa (ma in questi casi funziona al 30%), non ha la forza di espellere i liquidi. Questo comporta un accumulo dell’acqua nei polmoni, nell’addome, nelle gambe. Fattore di grane pericolo, perché c’è il rischio di un edema polmonare. Il liquido va dunque espulso. E chi elimina i liquidi? Il rene. E con il sale si stimola il funzionamento del rene. (fonte Unità cardiologia, ospedale G.F. Ingrassia di Palermo). Ovviamente questi interventi sono sotto stretto controllo medico.

Come mai assumiamo molto sale?

Perché è aumentato il consumo dei cibi pronti già conditi, già dall’infanzia.

Tutti i cibi pronti, surgelati o da banco, hanno un alto contenuto in sale: pappe, sughi, vellutate, contorni surgelati, primi piatti, secondi, pizza. Senza dimenticare i salumi, i formaggi freschi e stagionati, il pane e i suoi derivati, i cereali per la colazione, le olive, gli snack del bar, le patatine fritte….tutto è infarcito di sale, purtroppo.

Facciamo un semplice esempio dell’assunzione di sale in una giornata tipo, senza l’aggiunta da parte nostra.

 

Senza aver aggiunto sale alle verdure, alla carne, abbiamo comunque assunto circa 3,7 gr di sodio, ben oltre le aspettative!

C’è una qualità meno dannosa del sale?

Contrariamente alle credenze comuni, qualsiasi tipo di sale si utilizzi ha sempre lo stesso effetto sulla salute:

  • Sale marino integrale
  • Sale dell’Himalaya
  • Sale nero, rosso, etc
  • Salsa di soia
  • Tamari
  • Umeboshi
  • Miso
  • Insaporitori concentrati per carne o pesce

Questi prodotti, spesso pubblicizzati come condimenti alternativi “naturali”, ahimè sono caratterizzati da un altissimo contenuto di sodio.

Alternative salutari da utilizzare al posto del sale

Per aiutarti, puoi usare i seguenti condimenti salutari:

  • Succo di limone
  • Aceto di mele
  • Sedano, anice, finocchio dal sapore molto forte
  • Spezie e aromi come rosmarino, origano, melissa, salvia, basilico, menta che esaltano i sapori dei cibi
  • Cipollotti, aglio
  • Olio aromatizzato alle spezie o all’aglio

Ricorda di leggere sempre le etichette dei prodotti che acquisti e, se vai al ristorante, cerca di evitare l’uso del sale, le salse, le zuppe e tutti i cibi troppo salati.

 

Comincia già da oggi a ridurre gradualmente il sale e vedrai che effetti!

 

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dieta lampo
Dieta lampo, dieta urto, dieta prova costume…quali effetti danno?

Quante volte ti sei trovato/a pensare “voglio perdere peso, da domani non mangio più così dimagrisco!” oppure “ devo mangiare solo proteine” o ancora “ provo a mangiare solo verdure e tanta frutta così perdo peso velocemente”?

Purtroppo però tutti questi rimedi non sono adatto per perdere peso, anzi, spesso diete improvvisate generano carenze nutrizionali importanti scatenanti anche problemi di salute e gravi malesseri.

Senza dimenticare che un dimagrimento veloce lascia anche segni antiestetici sul corpo.

Inestetismi

Purtroppo, seguire una dieta poco equilibrata e/o eccessivamente ipocalorica, comporta la perdita di massa magra e ti renderà flaccido e non tonico come desidereresti. Se hai la pelle poco elastica, un rapido dimagrimento può portare ad avere pelle in eccesso, anche se non hai perso tanti chili.

Seno svuotato: durante il dimagrimento anche il seno diminuisce. In un dimagrimento sano, questo fenomeno è ridotto e più graduale; in caso di dimagrimento veloce, il seno perde tono perché si svuota velocemente.

Punta ad un peso salute

Rientrare in un peso salutare può essere il miglior modo per stare bene, prevenire numerosi problemi di salute ed estetiche e ritrovare il giusto equilibrio psicofisico.

Arrivata la bella stagione, perdere peso – che siano un paio di chili o molti – diventa un pensiero assillante per migliaia di persone e, purtroppo, a breve termine, nel senso che è un’esigenza del momento e non una prospettiva di stile di vita sano ed equilibrato.

Dieta lampo, drastica, urto, qualunque rimedio veloce tu voglia intraprendere, non è la soluzione e non ti porta al raggiungimento di nessun obiettivo di dimagrimento!

Capita, quindi, che si cerchi di dimagrire in poche settimane, ricorrendo a diete drastiche e spesso improvvisate: dalle diete basate su un solo alimento (ananas, limone…), alle diete iperproteiche, alle gluten-free, alle diete di soli alimenti crudi, qualsiasi sacrificio pur di vedere l’ago della bilancia scendere velocemente.

Promesse pubblicitarie tutt’ora ancora presenti, nonostante l’informazione in campo nutrizionale sia aumentata!

Il problema di questi metodi, se non personalizzati, sta nella possibilità di  causare squilibri alimentari, seguiti da squilibri ormonali, endocrinologici e organici.

Tanto più rapido è il dimagrimento, maggiori sono gli squilibri che il corpo deve affrontare.

Dieta lampo, dieta urto, dieta prova costume…quali effetti danno?

FISIOLOGICI

Una dieta urto prevede quasi sempre l’eliminazione dei carboidrati, non solo gli zuccheri dei dolci ma anche quelli della frutta, dei cereali, della pasta, del pane e derivati e dei legumi. I carboidrati, però, sono la fonte primaria di energia del nostro organismo ed entrano come glucosio nelle cellule con l’aiuto dell’insulina.

Gli alimenti contenenti carboidrati sono anche fonte di vitamine e minerali essenziali che, se eliminati, provocherebbero problemi al sistema immunitario e non solo.

L’eliminazione o la riduzione eccessiva di nutrienti spesso provocano alcuni disturbi:

  • Spossatezza e calo delle energie: l’apporto calorico e di nutrienti forse è troppo basso e il corpo non è abituato. La spossatezza è un segnale di allarme.
  • Mal di testa: può essere provocato dal maggior consumo di alimenti favorenti il mal di testa come i formaggi, gli affettati e gli alimenti inscatolati, alimenti light dolcificati. Anche una digestione lunga e laboriosa vuol può causare emicranie.
  • Possibili disturbi digestivi: spesso nelle diete drastiche si aumenta l’apporto di proteine e verdure, che comporta un carico digestivo maggiore e maggiore gonfiore.
  • Carenze nutrizionali: alla lunga, l’eccessiva assunzione proteica, causerà diversi problemi all’organismo (osteoporosi, calo delle difese immunitarie, chetosi, problemi gastrointestinali e disidratazione).
  • Reni e fegato affaticati: un maggiore carico proteico, soprattutto animali, produce maggiori prodotti di scarto dannosi per i reni, tipo nelle diete iperproteiche.
  • Innalzamento del colesterolo “cattivo”: l’aumentato o l’esclusivo consumo di carne, formaggi e uova(a discapito di pasta integrale o cereali) può provocare l’aumento di colesterolo cattivo, LDL.
  • Disordini del ciclo mestruale: scomparsa del ciclo o ciclo irregolare a causa del numero troppo limitato di calorie e del dimagrimento troppo repentino.
  • Alitosi: a causa della chetosi (l’utilizzo dei grassi come fonte energetica, trasformati in corpi chetonici, la formula disponibile)

 

PSICOEMOTIVI

La privazione improvvisa di alcuni alimenti, soprattutto i carboidrati, inizialmente è sostenibile perché siamo pieni di aspettative per il dimagrimento. A lungo andare, però, e soprattutto se non otteniamo i risultati attesi, questa condizione di privazione e rinuncia provoca frustrazione e depressione, definita depressione reattiva, cioè scatenata in automatico come conseguenza della privazione del cibo.

Dieta non deve voler dire schiavitù, privazione, rinuncia ma deve significare miglioramento dello stile alimentare per la salute e, di conseguenza, per il dimagrimento.

Uno dei punti chiave del mio modo di lavorare è quello di conoscere le persone, i loro gusti in fatto di cibo, le loro esigenze, l’organizzazione delle loro giornate: questo mi aiuta a preparare per ciascuno un piano alimentare personalizzato e specifico, che possa essere dimagrante ma prima di tutto facile e piacevole da portare avanti.

 

SI RIPRENDONO I CHILI PERSI

Eliminare i carboidrati non fa dimagrire:  assumere con la dieta grossi quantitativi di proteine (> 2 g/kg/die) non favorisce il dimagrimento e l’aumento della massa muscolare.

In un contesto ipercalorico e iperproteico si assiste ad un aumento degli accumuli adiposi. In una dieta ipocalorica ed iperproteica una parte dei singoli aminoacidi verrà convertita in glucosio, gli effetti dimagranti saranno buoni (aumento della termogenesi e del senso di sazietà) ma nel lungo periodo, se non gestita, può portare problemi di salute (osteoporosi, chetosi, stress ossidativo, etc.).

Non appena riprendi ad alimentarti regolarmente, riprendi tutto il peso perso, se non qualche chilo in più.
Il corpo alla carenza energetica risponde attivando la riserva: appena si introduce qualche caloria in più il corpo non consuma ma conserva ed ecco che i chili tornano su.

Se la dieta non è bilanciata, perdi solo massa magra e non grasso come vorresti. Infatti il termine dimagrire significa proprio perdere massa magra.

E per quanto tu possa praticare molto più sport, come accade spesso quando si vuole dimagrire velocemente, sei maggiormente esposto ad una malattia pericolosa, la “sarcopenia”, un’importante riduzione del numero di fibre muscolari, con conseguente perdita delle forze e una ripercussione funzionale maggiore. La mancata regolazione della sintesi proteica è quindi paragonabile all’effetto che produce l’anoressia o la malnutrizione sull’organismo.

Perdi anche liquidi perché l’eliminazione degli zuccheri riduce la ritenzione idrica muscolare, provocando anche disidratazione.

Inoltre, come già spiegato nel mio corsohttps://www.lamiadieta.bio/dieta-lampo-dieta-urto-dieta-prova-costume-quali-effetti-danno/Il peso consapevole”, le diete sbilanciate, provocano il cosiddetto effetto yo-yo, un fenomeno di alternanza di fasi di dimagrimento e ripresa del peso, che ti predispone anche ad una futura obesità.

Seguire un piano equilibrato, che funzioni e “protegga” la tua salute, darà risultati un po’ più lenti ma costanti nel tempo, evitando di perdere i risultati ottenuti senza particolari sforzi, rinunce e privazioni.

 

Se hai la necessità di dimagrire e vuoi farlo nel modo più sano e corretto, non affidarti a diete miracolose generiche, drastiche e per nulla salutari ed equilibrate.

 

 

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mangio ristorante
Mangiare o non mangiare al ristorante, questo è il dilemma

“E’ difficile, se non impossibile, mangiare correttamente al ristorante quando si è a dieta…” Questa è l’affermazione più frequente che mi capita di sentire dalle persone alla prima consulenza. Tale difficoltà è maggiormente sentita soprattutto da chi deve seguire protocolli alimentari particolari (per intolleranze, ad esempio).

L’articolo di oggi ti aiuterà a gestire al meglio i pasti quando sei al ristorante e vuoi conciliare il piacere con la salute.

Il cibo è carico di significati: oltre alla semplice funzione energetica,  il cibo è piacevole, gustoso, un pretesto per stare insieme agli amici, alla famiglia, unisce e gratifica.

Le occasioni fuori casa spesso però generano due atteggiamenti contrastanti: da un lato permettono di “staccare la spina” e godere una serata in compagnia, dall’altro però la condizione di “sentirsi a dieta” si scontra con il desiderio di trasgredire.

Il pensiero si concentra su un “posso-non posso” rispetto al menù, oppure su un confronto su quello che gli altri hanno nel piatto rispetto a noi, generando  frustrazione, mancato godimento dell’occasione e perdiamo di vista il vero significato dell’evento che è quello di stare insieme.

Il famoso sgarro durante una dieta dimagrante non interrompe il percorso, anzi, aiuta a vivere più serenamente la dieta, ma se si deve seguire un regime alimentare per guarire da un malessere le cose diventano più complicate: ad esempio, in caso di intolleranze o allergie al glutine, al nichel, ai formaggi, per patologie autoimmuni, IBS, etc. In questi casi mangiare fuori può diventare un problema.

A conti fatti, facciamo prima a declinare gli inviti e starcene a casa, vero? Assolutamente no!

Ecco alcune dritte per gestire più serenamente i pasti fuori casa

Non temere di fare richieste fuori menù

  • Che sia per perdere peso o per ottenere un aiuto terapeutico dalla dieta, quando andate al ristorante considerate sempre che:
    Il ristoratore offre un servizio. Se devi seguire un particolare regime alimentare non vergognarti di chiedere circa gli ingredienti usati e/o di apportare modifiche ai piatti proposti. Faccio qualche esempio: “ è possibile avere i ravioli burro e salvia non saltati nel burro, un contorno di verdure grigliate e dell’olio extravergine ?” oppure “un risotto al taleggio ed asparagi, senza il taleggio”, e cosi via.

La maggior parte dei ristoranti è ormai perfettamente attrezzata per gestire intolleranze o allergie.

  • Non sentirti giudicato. Per paura di essere giudicati da amici e parenti e sentirci “diversi”, spesso ci adattiamo a quello che c’è. Questo è un atteggiamento sano dal momento in cui le occasioni di riunirsi capitano una volta al mese, o anche meno, ma se gli eventi sono molto più frequenti, allora uniformarsi agli altri può creare solo disagio sia dal punto di vista fisico (si ripresentano i sintomi in caso di patologia oppure non si assiste al dimagrimento) sia dal punto di vista psicologico perché sale la frustrazione per non essere riusciti a gestire la dieta per paura di fare “i diversi” nel richiedere cambiamenti in menu.

In conclusione il mio consiglio è: se sei al ristorante pensa a te stesso e alla tua salute, chiedi senza paura tutte le modifiche di cui hai bisogno per sentirti meglio e godere appieno i momenti di riunione.

 

Le verdure

Che sia un antipasto o un contorno, non dimenticare mai la verdura!

Oltre ai preziosi nutrienti che contiene, la verdura è ricca di fibra che, come ben sai, aumenta il senso di sazietà e riduce in maniera importante le abbuffate.

  • Meglio cruda o cotta? Meglio cruda perché arriva non condita e siamo liberi di gestire noi i condimenti. Buona anche cotta purchè non saltata con olio o burro oppure gratinata o condita con besciamella. Il segreto è sempre chiedere al cameriere!
  • Quali verdure scegliere? Il mio consiglio è di chiedere se hanno verdure di stagione, sono più nutrienti. Anche se non sono citate nel menù, spesso le utilizzano come contorno per dei secondi oppure come ingredienti di primi piatti.  Se invece chiedi genericamente “un contorno” è più probabile che ti portino la misticanza se cruda, melanzane e zucchine se alla griglia, carote e spinaci se lesse, piuttosto che gli asparagi o i piselli. Se devi escludere alcune verdure, accertati che non siano presenti nel contorno proposto. Ricorda che la maggior parte dei ristoranti considera le patate verdura ma sono da considerarsi una fonte di carboidrati complessi sostitutivi di pane e pasta.

Porzioni: troppo o troppo poco?

Le porzioni di una portata del ristorante sono quantità medie: né troppo, né troppo poco. Spesso per golosità e per bisogno di varietà, ordiniamo due o anche tre portate. Tuttavia il quantitativo complessivo di un pranzo o di una cena diventa superiore a quello che normalmente avremmo mangiato, soprattutto se siamo a dieta dimagrante.

Che fare?

  • Se vuoi mangiare un po’ di tutto allora opta per le mezze porzioni. In questo modo soddisfi il tuo bisogno di varietà ma senza esagerare con le quantità. Se il ristorante non prevede mezze porzioni, puoi condividerle con qualcuno.
  • Se il pasto fuori è un’occasione una tantum, allora goditela senza troppi rimorsi. Fai comunque attenzione a non abusare del cibo. Avere “il giorno libero” non significa mangiare a più non posso ma semplicemente non prestare troppa attenzione alla qualità e alla quantità, basandoci solo sul buon senso. Pensieri come “faccio il carico oggi e da domani dieta rigida” , crea un’associazione di piacere dal cibo solo in termini di quantità e pienezza, tralasciando il gusto e la consistenza dello stesso. Usa tutti i sensi mentre mangi, mastica lentamente, sciogli il cibo in bocca e concentrati sul sapore e vedrai che il tuo bisogno di sgarrare si assopirà senza troppi sforzi e rinunce.
  • Se invece ti capita spesso di uscire a cena e proprio in queste occasioni rischi di compromettere la tua dieta, cerca di limitare “lo sfizio” solo una volta a settimana, cercando di adeguare le altre occasioni alla tua dieta. Ad esempio, potresti ordinare un antipasto di carne o pesce (che possono sostituire il secondo), un contorno di verdure e del pane, oppure una mezza porzione di primo, un antipasto e un contorno per garantire il giusto apporto di carboidrati, proteine e verdure.
  • Fai uno spuntino a casa. Se la cena è più tardi rispetto le tue abitudini oppure se sai che il ristorante che hai prenotato serve porzioni mignon, ti conviene fare un aperitivo a casa se non vuoi rischiare di arrivare affamato e di doverti accanire al cestino del pane.  Fai un piccolo aperitivo a casa con crudità di verdure e qualche oliva, un paio di crackers con un formaggio spalmabile oppure, se vuoi risparmiare calorie migliorando la sazietà, potresti mangiare uno yogurt greco magro, ricco in proteine e molto saziante.
  • Se sei in vacanza e durante il giorno sei in movimento, non aspettare i pasti principali per mangiare! Portati della frutta o delle mandorle per fare uno spuntino sano e saziante che ti farà arrivare a pranzo o a cena meno famelico.

Le bevande e il dolce

Chi di noi non ha mai preso un calice di vino o un dolce a cena? https://www.lamiadieta.bio/tartufi-al-cioccolato-vegani/Se sei a dieta o se devi seguire una terapia alimentare, aggiungere frequentemente vino e dolci, soprattutto a cena, di certo non ti aiutano. Limita il vino ad un solo calice e, come per il cibo, bevilo lentamente, assaporalo fino in fondo per apprezzarne l’aroma e il gusto ed evitare di eccedere. Per quanto riguarda il dolce, fatti furbo: fai metà con un altro, scegli un dolce mignon o semplicemente rifletti se effettivamente la tua voglia è così alta da non poterne fare a meno.

Variare anche al ristorante

Vai al ristorante e mangi sempre le stesse cose? Pizza? Carne? Pasta? Assaggia piatti nuovi. Questo vi permette, oltre che sperimentare nuovi sapori, di garantire un’alimentazione più varia, con cotture diverse e apporti calorici diversi. Giocate col cibo e il cibo vi aiuterà!

Occhio alla qualità

Potrebbe risultare superfluo dirlo ma cerca sempre la qualità al ristorante. Controlla il menu, di norma affisso fuori dal ristorante o reperibile online, controlla se preparano piatti tipici o stagionali, se utilizzano materia prima fresca o surgelata. E’ importante per capire se valga la pena entrare o cercarne un altro.

Leggiamo insieme il menù

Ecco alcuni chiarimenti sugli ingredienti presenti in alcune preparazioni del ristorante.

  • “In crosta di…”: presenza di farine
  • “Verdure croccanti”: possono essere pastellate (con farina) e fritte oppure possono intendere verdure  crude
  • “Gratinato”: presenza di mollica di pane; in certe regioni d’Italia, soprattutto al sud, il pesce grigliato viene preparato con la gratinatura. In generale, se devi evitare il glutine o per rendere il pasto più leggero, quando ordini il pesce specifica che non vuoi la gratinatura ed eviterai di avere sorprese
  • “Creme/vellutate/salse”: accertati che non contengano panna o latte se devi evitare latticini  
  • “Vegetariano”: accertati che non ci siano latticini o uova, se non puoi consumarli
  • “Vegano”: accertati che non ci sia soia o altri alimenti che non puoi consumare
  • “Mantecato”: riferito in genere a riso e risotti, significa che il piatto è stato reso cremoso con aggiunta di burro e/o parmigiano, più raramente con altri formaggi. Generalmente il burro è ben tollerato anche in caso di patologie autoimmuni, mentre per il parmigiano bisogna valutare la tolleranza individuale. Se soffri di colite, anche piccole quantità possono dare sintomi anche importanti
  • “Marinato”: la marinatura prevede il trattamento di carne o pesce con un liquido acido, generalmente aceto o vino. Serve a rendere la carne più morbida e saporita, soprattutto se vengono aggiunte spezie
  • “Glassato”: il piatto (carne o pesce) è stato rivestito di una sottile pellicola di salsa o di burro. Meglio accertarsi che non ci sia presenza di glutine, qualora non lo possiate assumere.

Avere il controllo ma senza esagerare

Finora ho elencato una serie di strategie per gestire al meglio le uscite al ristorante nel caso in cui fossimo a dieta per dimagrimento o per terapia alimentare.

Numerose però le persone che non hanno bisogno né di perdere peso né di seguire un particolare regime alimentare ma che, purtroppo sono ossessionate dal cibo, dal mangiare sano, dalle calorie e dalla valutazione degli ingredienti, etc.: in questo caso parliamo di ortoressia (se vuoi approfondire i disturbi alimentari clicca qui).

Se rinunci alle uscite al ristorante per paura di perdere il controllo, o perché manda in crisi i tuoi piani, se ti rifiuti di uscire a cena se non hai la possibilità di scegliere o se hai già organizzato  cosa mangerai tre giorni prima della cena, può essere che tu abbia un’atteggiamento di ipercontrollo sul cibo. Il cibo schiavizza il tuo pensiero che diventa ossessivo e poco sano. Fatti aiutare da una persona amica, che sappia darti un parere obiettivo e che, magari, vi aiuti nel percorso da fare.

Spero questo articolo ti sia stato di aiuto nella gestione dei pasti fuori casa. Se ti è piaciuto condividilo pure con i tuoi amici sui social, aggiungi un “like” su Facebook e buona lettura!

 

 

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